lunedì 14 marzo 2022

14 marzo 2022 - Flee: finalmente in Italia il potente documentario di Jonas Poher Rasmussen


 Flee: finalmente in Italia il potente documentario di Jonas Poher Rasmussen


di Romina Colbasso



J: 'Che cos'è per te 'casa'?'

A: 'Un posto sicuro, un posto da cui non serve scappare'


Stasera ho visto qualcosa di straordinario, che si arricchisce di senso e di profondità proprio perché visto in questo preciso momento storico, con una pandemia che ci illudiamo di aver superato e una guerra nel nostro continente che ci ha svegliati a schiaffi.


È Flee, un documentario di Jonas Poher Rasmussen

Un esempio magistrale di scrittura per il cinema che ridefinisce il genere documentaristico, lo amplia fondendolo con l’animazione e che non ha riscosso solamente il mio, di entusiasmo. 

E’ candidato a tre premi Oscar, così, tanto per dire (e spero sinceramente che li vinca tutti e tre, sempre così, tanto per scrivere).

Ha vinto premi su premi nei più prestigiosi e svariati festival. 

Ed è finalmente arrivato nelle deserte sale cinematografiche italiane il 10 marzo.

È la storia di Amin, che da un interno borghese di Copenhagen ormai adulto e integrato nella nostra contemporanea società occidentale, racconta al vecchio amico del liceo che lo sta intervistando come è dovuto scappare dall’Afghanistan degli anni Ottanta. 

Ed è straordinario come in un’ora e mezza di film i temi che si dipanano da questo evento tragico si espandano. Per citarne solo alcuni: la politicamente ingarbugliatissima matassa che è la storia recente dell’Afghanistan, la tragica questione dei profughi e dei richiedenti asilo politico, dell’ immigrazione clandestina, dei trafficanti di esseri umani, delle fallaci politiche di accoglienza, la difficoltà ad accettare e riconoscere la propria identità sessuale e più in generale a crescere ed integrarsi in un tessuto sociale in cui ci si sente estranei...


Più ampiamente Flee è un esempio di sopravvivenza nel corpo e nell’anima di un essere umano che per riuscire a vivere si scontra con tutti i buchi nel sistema e i punti d’ombra della nostra società occidentale.


Ed è pure, a volersi concentrare sulla maestria tecnica del regista Poher Rasmussen, un film che realizza ciò che a mio parere dovrebbe essere un’inchiesta giornalistica eccellente: un’esposizione lineare di tutto ciò che è accaduto. 

Eppure da questa limpida narrazione si esce profondamente sconvolti ed emozionati, non mi capitava da molto tempo di venir travolta da un’onda di emozioni così turbinanti. Ho pianto, mi sono incazzata, mi sono alzata dalla poltrona con una spinta umana profonda a rendere il mondo e la mia ‘casa’ un luogo migliore, più bello, più sano, un posto dove si vive meglio. Ed è questa inarrestabile spinta ciò che ci rende felici. Nel tentativo, parallelo a quello di Amin, di trovare la libertà: la vera libertà è il grande privilegio di essere se stessi (e di avere la possibilità di lottare ogni giorno per esserlo) e di immaginare, proprio perché si è riusciti nel bene o nel male a fare pace con il proprio passato, un futuro migliore.


Eccomi qui, uscita dal cinema, corsa a casa in un silenzio pieno di pensieri, che non riesco a trattenermi dal parlare, dal pensare, dallo scrivere di Flee.

Ho la sensazione che la storia di Amin resterà con me per parecchio tempo. E resterà nei pensieri delle altre cinque persone in sala insieme a me, con cui ho condiviso questa esperienza meravigliosa. 

Trovate Flee nel cinema più vicino a voi e incontrate Amin e la sua storia. Unitevi anche voi a questo forte vento di libertà e futuro.


Romina Colbasso