venerdì 4 settembre 2020

4 settembre 2020 - Dedicato a te, Homo Sapiens

                                                                                                   fonte foto: web
    


Tu, homo sapiens, che nello scorrere dei millenni ti sei evoluto, hai fatto nuove scoperte, esplorato nuovi pianeti; tu sai poco o nulla di quel mondo in cui le persone vengono allontanate dalla società per far finta che non esistano.

    Tu, al tuo ingresso verrai completamente spogliato: del tuo pensiero, del tuo carattere, spersonalizzato.

    Dovrai lasciare i tuoi oggetti personali nell'Ufficio Matricola e diventerai un numero: di sezione, di cella dove verrai chiuso per quindici ore al giorno con quattro sconosciuti, anche loro con uno zaino di problemi da risolvere sulle spalle.

    Se sarai fortunato potrai evitare il fumo passivo dei compagni di sventura; sigarette e caffè sono immancabili per i più e ti augurerai che la pulizia non sia solo un termine del dizionario. Imparerai anche qualche vocabolo nuovo in una lingua a te sconosciuta, considerando l'alto numero di stranieri presenti, di varia provenienza.

    Qualsiasi tua necessità, telefonare, avere il permesso per i colloqui, incontrare l'avvocato per conoscere quali siano le tempistiche giuridiche, dialogare con una figura che ti possa tranquillizzare nel momento infelice che stai vivendo. Tutto dovrà essere richiesto con la famosa "domandina". Che non è un quiz, ma un modo di farti sentire "piccolo", anche nelle tue richieste.

    Tu, homo sapiens, non sai i pensieri cupi che accompagnano chiunque entri in questo luogo!

    Per molti questo rimane un tempo vuoto, senza misura; qui, quotidianamente, il tuo disagio aumenta e la vulnerabilità emotiva a volte crea scompensi e squilibri psichiatrici.

    Come in tutte le case (circondariale, penale, di custodia) ci sono i pro e i contro.

    Vitto: colazione ore 8.00, pranzo ore 11.30, cena ore 18.00.

    "Chiusura!" Detta a voce alta da un militare, questa parola ti riporta alla tua condizione.

    Tu, homo sapiens, hai dato un nome ai giorni per distinguerli tra loro, ma la notte ne ha uno solo: tormento, e sembra infinito. 

    Sovrappopolamento, tutela e diritti alla salute, mancanza di "ponti" con l'esterno, di accesso alle misure alternative. Se togli la speranza a un detenuto, gli togli la ragione di vivere, perché la sofferenza provoca un livello di autodifesa tale da togliere il senno ai più vulnerabili.

    Ci vuole coraggio, e responsabilità nell'agire, affinché la dignità della persona sia un principio da cui partire per individuare un trattamento rieducativo che favorisca un reinserimento sociale che superi le diseguaglianze.

    Tu, homo sapiens, pensa a chi si sente solo in compagnia della propria solitudine, a chi cerca e non trova, a chi è lontano e non sente, a chi vorrebbe ma non può.

    Per tutto quello che ancora non c'è: pensa, homo sapiens!


Adriano Cappello